Antonio Mazzucchelli (08/06/69) suona la batteria da dodici anni. Ha studiato agli inizi con Tiziano Tononi e in seguito con Paolo Pellegatti alla Scuola Civica di Jazz di Milano. Ha dato origine, insieme ad Angelo, agli ExAequo e ha suonato per diverso tempo insieme agli Otto Pezzi Fatti, una band funky-acid jazz, di otto elementi appunto. Metallaro agli albori della sua passione percussiva, ha scoperto in seguito il fascino del rock progressivo, che ascolta regolarmente con rinnovata curiosità alternandolo a periodi jazz e fusion.

Il suo egocentrismo e la sua vanità lo hanno spinto, più volte, a suonare in pubblico imponendo la sua presenza a gruppi ignari del suo volume .

L’episodio più eclatante risale al 1997 quando, durante una fiera a Parma, si accorse che la band incaricata dell’intrattenimento era senza batterista... ma con una batteria montata sul palco. Dopo qualche minuto di insistenza sul cantante senza ottenere risultati, Antonio si avventò sul tastierista, il quale con educazione rispose: "il nostro batterista è bloccato nel traffico e noi non abbiamo le bacchette". La sua mente perversa lo spinse a sottrarre da un vaso una canna di bambù di sostegno a una pianta (che si afflosciò immediatamente), a chiedere in prestito un coltello a sega al bar, a rubare qualche giro di scotch a uno stand (per le punte) e finalmente, con le sue bacchette improvvisate, a sedersi dietro alla batteria abbandonata. Solo allora si sentì appagato, accompagnando quei ragazzi nel loro repertorio di cover dei Nomadi e finendo in un duetto basso-batteria dal sapore "slap&funk".

Nell'agosto 1999, in Sardegna, ha conosciuto una band hard rock di Bacu Abis (CA) durante le prove e, a gentile richiesta, si è esibito in una delle sue mitragliate "tutta scena" (soprannominate dai Filoritmia "pseudosoli"). Il giorno dopo uno dei ragazzi gli chiedeva se poteva sostituire il batterista poiché era stato colpito da una tonsillite acuta. Prove in una sera e concerto il giorno seguente nella piazza del paese (Deep Purple, Knack, Iron Maiden, Van Halen....).

Qualche anno fa si è infilato in una serata di Arrigo Cappelletti (apprezzato pianista jazz) al Capolinea: Arrigo aveva il batterista ammalato, lo strumento montato e un percussionista nero.... impossibile resistere.

E ancora, ha suonato durante una festa di Capodanno in un disco-pub di Sauze d’Oulx (TO) dopo essersi imposto con decisione al proprietario (batterista anche lui).

Insomma, si tratta di un presenzialista, maestro dell’opportunismo in perfetto stile Leone di Lernia (sempre in background ovunque ci sia una telecamera).

Possiede una Yamaha 10000 che gli ha regalato la sua fan più sfegatata (sua madre), una Tama Swingstar, una vecchia batteria americana (ora ricoperta da una pellicola gialla, ma originariamente tigrata in madreperla) che suona discretamente e una Yamaha TMX a pad.

Nella vita fa il giornalista ma nei suoi sogni si trasforma in mantenuto. Il suo incubo peggiore sono i paraddiddles di sestine senza accenti. Il suo sogno nel cassetto è vincere tre miliardi a una qualche lotteria. Se vincesse tre miliardi a una qualche lotteria gli piacerebbe realizzare il suo sogno nel cassetto…no…vorrebbe viaggiare, girare il mondo in moto fino a esaurimento fondi.

I batteristi preferiti di Antonio sono: Dave Weckl, Steve Gadd, Billy Cobham, Buddy Rich, Stewart Copeland.

 

 

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